Inoltre, se siamo debitori a Cristo di averci in certo modo comunicato il suo proprio diritto di chiamare e di avere Dio come padre, allo stesso modo gli siamo debitori di averci con grande benevolenza comunicato il privilegio di chiamare e di avere Maria come Madre. E se la natura stessa rese dolcissimo per noi il nome di madre, e in lei quasi stampò il modello dell’amore tenero e previdente, nessuna lingua può adeguatamente esprimere (e ben lo avvertono le anime pie) quale gran fiamma di carità benevola e operosa arda in Maria, che ci è vera madre, non per natura ma attraverso Cristo.
E molto meglio di una madre naturale ella sa e giudica le cose nostre; di quali soccorsi abbiamo bisogno nella vita quotidiana, quali pericoli corriamo nell’attività pubblica e privata, da quali ristrettezze e sventure siamo travagliati, e soprattutto come sia aspra la lotta che sosteniamo contro acerrimi nemici per la salvezza della nostra anima: in questi e in altri momenti difficili ella può offrire più largamente (e più ardentemente ella stessa lo desidera) consolazione, forza d’animo, ogni genere d’aiuto ai suoi carissimi figli. Perciò ricorriamo a Maria senza timidezza ed esitazione, supplicandola in nome di quei materni vincoli che tanto strettamente la legano a Gesù e a noi nel medesimo modo; devotamente invochiamo la sua assistenza con quella preghiera che ella stessa ha insegnato e che le è più gradita: allora potremo fiduciosamente trovare un sicuro e sereno rifugio sotto la protezione dell’ottima madre nostra.
Leone XIII, Magnae Dei Matris, Sul Rosaio in onore di Maria (8 settembre 1892)