Nel racconto evangelico, la Beata Vergine non è menzionata dalla sepoltura di Gesù fino alla Pentecoste.
Il Signore non avrebbe potuto usare un titolo più accattivante, più espressivo di questa amorevole unione con Sé stesso e di questa consanguineità spirituale a cui li chiama.
“Miei fratelli” – questa parola è anche l’espressione tipica della sua divina e dolcissima misericordia, la risposta della sua inesauribile bontà divina, della sua amorevole bontà per la fedeltà della propria. E questo proprio nel momento in cui cresceva la distanza tra la loro pusillanimità, la loro negazione, la loro fuga e la sua Resurrezione nel nuovo stato di gloria e di trionfo.
Di fronte alla loro incredulità e ai loro dubbi, Gesù non esita a chiamarli con la parola più stimolante e tenera: “fratelli”.
Ma se sono suoi fratelli, allora sono i figli di Maria. È proprio perché sono diventati figli di Maria che ora li chiama “miei fratelli”. E si capisce perché Nostro Signore non li ha chiamati così prima della sua Passione, perché solo ai piedi della Croce Maria è diventata veramente la loro madre: “ecco tuo Figlio, ecco tua Madre”.
È dunque guardando sua Madre che Gesù parla loro come ai suoi fratelli, dando loro le istruzioni necessarie durante i quaranta giorni dopo la sua Resurrezione.
È sotto l’egida di sua Madre che prepara i suoi “fratelli” alla loro missione di andare in tutto il mondo nel suo Nome per annunciare la Verità e dare la Vita.
E se dopo i 40 giorni è asceso al cielo, i suoi fratelli saranno sempre avvolti nella protezione di sua Madre che è diventata anche loro Madre, fonte di coraggio e consolazione nelle loro opere apostoliche, conforto e misericordia materna nelle ore più buie della loro vita missionaria.
Anche noi abbiamo il privilegio di essere “fratelli di Gesù” attraverso il nostro battesimo. Si rivolge anche a noi in questo tempo pasquale: “Siete miei fratelli, perché vi ho dato mia Madre per Madre. Non dimenticatelo mai!”