Lettera del Padre Direttore No. 2

Lettera del Padre Direttore No. 2

lettera iconCari Cavalieri dell’Immacolata!
Il 14 Agosto 1941, vigilia dell’Assunta, San Massimiliano fu ucciso con un’iniezione di acido fenico ad Auschwitz. Vi era stato imprigionato dal 17 febbraio dagli schiavi di Hitler per il coraggio che dimostrò nel mantenere i principi della fede cattolica davanti agl’invasori nazional-socialisti. Era stato trasferito nel maggio ad Auschwitz, dove soffrì più degli altri prigionieri perché era un prete. Un giorno, verso la fine di luglio, uno dei prigionieri evase. Come punizione, il comandante ordinò che altri dieci prigionieri fossero condannati ad una morte orribile: morire di fame e di sete nell’oscuro “Bunker della fame”.

Uno di loro cominciò a piangere per la disperazione: “Oh, la mia povera moglie! I miei poveri figli! Chi si prenderà cura di voi?”. Kolbe si rivolse al comandante e disse con fermezza:” Chiedo di morire al posto di questo padre di famiglia”.
Il comandante rimase stupefatto per un attimo. Una richiesta di questo genere era impensabile.
Chiese il perché a Kolbe che gli disse: “Perché io sono vecchio e debole e lui ha moglie e figli”.
“Chi sei?”chiese il comandante.
“Sono un prete cattolico ” fu la risposta.

La sua richiesta fu accettata. Durante i 10 giorni trascorsi in prigione preparò tutti gli altri condannati a morire in pace con Dio e ad entrare in paradiso. E siccome era rimasto l’ultimo in vita dopo tanti giorni, fu dato l’ordine di ucciderlo.

Volendo commemorare il 75° anniversario della sua morte eroica, vi scrivo questa seconda lettera.

Padre Massimiliano si era preparato a questa morte per tutta la sua vita, spinto a ciò da un evento straordinario che aveva avuto luogo durante la sua infanzia e che conosciamo grazie a sua madre. Preoccupato per il suo carattere difficile che aveva difficoltà a dominare, il ragazzo di 10 anni iniziò a pregare con fervore la Madonna per chiederle il Suo aiuto. Un giorno la Madre celeste gli apparve con due corone nelle mani: una rossa e una bianca; la bianca, spiegò, è la corona della purezza, la rossa del martirio, chiedendogli quale sceglieva. “Entrambe” rispose. Anche se non ha mai parlato di questo miracolo a nessuno durante la sua vita, è facile capire che questa visione orientò tutta la sua vita, ispirò tutte le sue decisioni, lo guidò in tutti i suoi sforzi e, infine, lo preparò all’atto che coronò la sua vita d’amore: la sua morte eroica! E’ da questa visione che furono formati i suoi princìpi, le regole di vita e di condotta personale. Questa visione è stata il primo e principale invito della Regina del Cielo a diventare il Suo cavaliere. Quando rispose generosamente e fu il primo ad essere arruolato da Lei stessa come Cavaliere dell’Immacolata, gli promise le due corone.

Ora, attraverso i Suoi strumenti, ELLA vi ha invitato a diventare il suo Cavaliere. E quando avete generosamente risposto e avete preso il vostro impegno sul serio, pensate che ELLA vi prometterà di meno? In realtà, questa visione si riferisce a tutti noi! Ogni cavaliere dovrebbe meditare profondamente sul “messaggio” di questa visione al fine di ricevere la stessa ricompensa: la corona eterna nel cielo!

Esaminiamo brevemente il messaggio della Regina al Suo cavaliere prediletto e attraverso di lui a tutti noi.

1. LA CORONA: Mentre al giorno d’oggi quasi tutti concepiscono la vita sulla terra come la cosa più importante e spesso l’unica degna di importanza, il messaggio della doppia corona ci inclina fortemente verso l’eternità, e precisamente alla gloria eterna e alla vittoria in cielo. Chi cammina sulle orme di San Massimiliano si libererà dalla peggiore di tutte le illusioni: il massonico o comunista “paradiso in terra”. Ciascuno si gira verso l’orizzontale, è costantemente impegnato con la sua piccola, ridicola personalità, si allontana dal verticale, si concentra sulla terra invece che sul cielo, sul tempo invece che sull’eternità, sull’esilio, invece che sulla patria eterna. La Madonna, attraverso questa promessa, fa comprendere a Massimiliano Kolbe e a tutti i Suoi cavalieri il senso della nostra breve vita in questa valle di lacrime: non ci sarà altra attesa in questo mondo che quella di preparazione, pellegrinaggio, lunghi e laboriosi sforzi. Ma i nostri occhi, i cuori e le anime sono diretti più in alto, secondo la promessa del Signore: “Rimanete fedeli fino alla fine, e vincerete la corona della vita!”. La promessa delle due corone corrisponde esattamente alle magnifiche parole della Madonna a Santa Bernadette di Lourdes: ” Prometto di farti felice, ma nell’altro mondo, non in questo! ” .

2. Che cosa è precisamente questo premio? E’ una doppia corona, un doppio trionfo: bianco e rosso! La corona per mantenere la purezza eroica e dare il proprio sangue per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Ma non dimenticate mai che una corona appartiene essenzialmente al re e alla regina. La corona della gloria eterna potete trovarla solo sulla testa del Re dei Re e / o su quella della Madonna, Regina del Cielo e della terra. Se la Madonna offre al nostro santo una tale corona e perfino una doppia corona, questo significa appunto che egli è invitato a condividere la gloria e il trionfo di Nostro Signore e della Madonna, e più precisamente del Sacro Cuore e del Cuore Immacolato di Maria! Questo significa ancora una volta che la mia eterna ricompensa e la mia gioia sono i tesori del Sacro Cuore e del Cuore Immacolato di Maria. Questi cuori uniti sono l’oggetto dei miei desideri, delle mie meditazioni, la mia gloria, la mia gioia e il mio conforto: il mio unico e il mio tutto! In realtà, la vita del Padre Kolbe era una meditazione costante sulla sua meravigliosa Mamusia (piccola madre) e Hetmanka (comandante supremo), e attraverso di lei sulla bellezza del Sacro Cuore! Questi Cuori sacratissimi dovrebbero essere anche “il nostro unico e il nostro tutto”.

3. Scegliendo il fine, è necessario scegliere i mezzi. Se voglio ottenere la corona di gloria, la mia vita sulla terra sarà uno sforzo permanente come quella che Kolbe chiamava “il nostro Ideale”: la corona bianca – L’Immacolata, e attraverso di Lei, la corona rossa – il Sacro Cuore (si veda l’atto di consacrazione). Egli sempre riassumerà tutta la vita spirituale in due parole: la purezza e il sangue, la santità attraverso la sofferenza, la preghiera e il sacrificio. In altre parole, la corona bianca vi sarà assegnata se ovunque e sempre cercherete di realizzare la volontà dell’ IMMACOLATA, che altro non è che la verginità dell’anima, l’essenza della purezza. Questo scrisse molto chiaramente nella sua “Regola di vita” alla fine del ritiro del 1920: “Devo diventare un santo! Devo divenire un grande santo!”. Molte volte spiegò l’essenza della trasformazione in santo: la piena conformità con la volontà di Dio. E insistette sul fatto che solo l’Immacolata ha ricevuto la grazia di formare noi, i suoi figli, a diventare santi: “il nostro grado di santità dipende dalla nostra vicinanza all’ Immacolata. […] Se davvero volete santificarvi, ricordatevi, la santificazione e la perseveranza (nella ricerca della santità) dipende dalla devozione alla Madonna “…” Lasciate che vi guidi, e vi convincerete che l’Immacolata è la via più breve e più sicura alla santità “. La corona bianca è la costante imitazione dell’Immacolata fino ad abbandonare completamente la mia volontà per realizzare solo ciò che Ella vuole! . La corona rossa sarà ottenuta se sarete disposti ad amare Dio “sino alla fine”: il martirio è essenzialmente “l’amore di Dio attraverso la sofferenza,” il più grande amore è di “dare la vita per i fratelli “. Così egli parla e scrive su questi temi ogni giorno: “La vita dell’uomo è fatta di tre fasi: la preparazione al lavoro, il lavoro e la sofferenza. Attraverso queste tre fasi, Dio ci conduce a Lui. Più un’anima sarà fervorosamente dedita a Dio, più presto si prepara alla terza fase per dimostrare il suo amore per l’Immacolata con la sofferenza nata dall’amore. Perché niente ci unisce all’Immacolata e ci rafforza tanto nella carità quanto l’amore unito con la sofferenza per amore. Proprio su questo cammino di sofferenza possiamo sapere se davvero apparteniamo a Lui senza riserve oppure no. In questa terza fase della nostra vita dobbiamo dimostrare il nostro grande amore per Lei, l’amore di un Cavaliere! L’amore per Dio si perfeziona nella sofferenza, come l’oro viene purificato nel fuoco. E’ importante ricordare qui la straordinaria devozione del santo al Santissimo Sacramento e alla Santa Messa. La Messa quotidiana e l’Ora Santa (obbligatoria per tutti i frati di Niepokalanow, nonostante il sovraccarico del loro tempo) erano per lui i momenti più importanti della giornata. Perché? Perché per meritare la corona rossa dobbiamo costantemente essere uniti al Preziosissimo Sangue di Nostro Signore, che scorre dalla sua testa coronata di spine e dal suo cuore trafitto… presenti nel calice della Santa Messa. Quale programma per ogni cavaliere, proprio come San Luigi Maria Grignon de Montfort ha descritto “gli apostoli degli ultimi tempi”: il crocifisso nella mano destra, il rosario nella mano sinistra! Il crocifisso è il sacrificio di Nostro Signore sulla croce, presente durante la Messa. E chi vive la santa Messa in costante e generosa imitazione del Nostro Signore otterrà la corona rossa. Il rosario è un simbolo della devozione alla Madonna, come una catena che lega il bambino alla madre, il Cavaliere alla sua Regina. Chi conserva la vera devozione a Maria e L’accetta totalmente e completamente come Madre e Regina, otterrà la corona bianca: egli riceverà da LEI tutti i meravigliosi frutti della saggezza e della purezza.

4. Il quarto messaggio incluso in questa visione: per la corona dovete lottare, e perché le corone sono l’ultima ricompensa dopo la vittoria finale, la lotta durerà quanto la vita stessa e sarà una battaglia eroica! Così fu la vita di San Massimiliano: fin dall’infanzia seppe che LEI è il “comandante supremo” degli eserciti cristiani, e dove ELLA appare, il demonio cercherà di distruggerla con tutte le sue forze, con la sua terribile rabbia. D’altra parte, dove Satana regna, ELLA arriva per “schiacciargli la testa”. La Chiesa sulla terra è la Chiesa militante, e nessuno può entrare nel regno dei cieli senza una lotta costante contro i nemici interni (cattive inclinazioni, concupiscenza) e esterni (le innumerevoli armate del diavolo) fino alla fine della sua vita. Così, noi non dobbiamo né pensare, né desiderare una vita dolce e gioiosa sulla terra senza prove e battaglie; al contrario, alzandosi ogni giorno, il Cavaliere è pronto per una nuova giornata di lotta al fine di diffondere e conquistare il mondo e le anime per la “Città di Dio”.

5. Un’ultima considerazione: come combattere? Anche in questo caso vedete il semplice esempio del nostro santo: dovete considerare le due corone (meditazione), dovete chiederle (preghiere), dovete prendere i mezzi. Se volete ricevere le corone, allora dovete desiderarle e lavorare affinché tutti possano riconoscere e sottomettersi al Re dei Re tramite la nostra Regina del Cielo. Dovete lavorare per il trionfo del Sacro Cuore di Gesù, del Cuore Immacolato di Maria in ogni cuore in particolare: in altre parole, essere il suo devoto Cavaliere, strumento attraverso il quale la Mediatrice di tutte le grazie può inviare i raggi della grazia a molte anime per la loro conversione e santificazione. E come lo farete? Quali sono le armi per far conoscere e amare Gesù e Maria? Ancora una volta: preghiere, sacrifici, volontà dell’Immacolata e tutti gli altri mezzi alla portata del vostro zelo e della vostra generosità. Gli stessi mezzi per invitare altre anime ad ottenere le corone e andare in paradiso sono le pratiche concrete per ottenere il vostro premio: quello che fate per gli altri, lo fate due volte per voi stessi!

Alla fine di luglio, San Massimiliano entrò nel bunker con altri 9 prigionieri; camminando verso la più terribile delle morti, portò tutti questi princìpi e ispirazioni della doppia corona alla loro realizzazione finale: come è vissuto, così è morto!

Possano il suo esempio e la sua intercessione renderci sempre più generosi, affinché possiamo sentire un giorno dalle labbra del nostro Salvatore: “Vieni ora, buono e leale Cavaliere, ricevi le corone che ti ho promesso quando hai deciso di diventare un soldato di Mia Madre, il CAVALIERE DELL’IMMACOLATA! ” .

Festa di S. Anna, 26 luglio 2016

Con la mia benedizione,

Sottoscritto,

Padre Karl Stehlin

PS Mi permetta di unire un’intervista con Michael Micherdzinski, uno degli ultimi testimoni del sacrificio eroico di San Massimiliano. Questa intervista è stata realizzata dal padre francescano Witold Pobiedzinski nel 1998 ed è stata pubblicata nei giornali polacchi. Per inciso, Padre Witold Pobiedzinski si è unito alla Tradizione cattolica nel 2011 e ha vissuto nel convento della Fraternità San Pio X a Varsavia, Polonia.

Lei è stato prigioniero nel campo di concentramento di Auschwitz per cinque anni. Lì ha conosciuto personalmente san Massimiliano Maria Kolbe . Quale importanza ebbe per lei e per gli altri la presenza di questo monaco in mezzo a voi?
Tutti i prigionieri mandati ad Auschwitz erano accolti con le stesse parole: “Voi non siete in un sanatorio, ma in un campo di concentramento tedesco, dal quale non c’è altra via d’uscita che la canna fumaria. Gli Ebrei possono sopravvivere due settimane, i preti un mese e gli altri tre mesi. A chi non piace può andare subito al recinto “. Questo significava che potevano essere uccisi con la corrente ad alta tensione che passava continuamente attraverso il recinto del campo. Queste parole facevano perdere fin dall’inizio ogni speranza ai prigionieri. Ho ricevuto una grazia immensa ad Auschwitz, poiché mi trovavo nella stessa cella di Padre Massimiliano ed ero in fila con lui al momento della selezione per la morte. Fui testimone oculare del suo sacrificio eroico che ha ridato la speranza a me e ad altri prigionieri.

– Quali furono le circostanze di tale avvenimento, di un interesse così alto da indurre la gente a porre la domanda: perché lo ha fatto, e in nome di quali valori?
Sessantatrè anni fa, martedì 29 Luglio 1941, quasi alle 13 del pomeriggio, subito dopo la chiamata del mezzogiorno, le sirene cominciarono ad urlare. Più di 100 decibel attraversarono il campo mentre che i prigionieri svolgevano i loro compiti al sudore della fronte. Gli urli della sirena significavano un avvertimento cioè, che un prigioniero mancava all’appello. Subito le SS fecero smettere il lavoro e cominciarono a scortare i prigionieri verso il raduno per verificare il loro numero. Per noi che lavoravamo alla realizzazione di una fabbrica per gomma nei dintorni, significava una camminata di sette chilometri verso il campo. Ci spinsero allora ad affrettare il passo.
L’appello mise in evidenza una cosa tragica: mancava un prigioniero alla chiamata, nel nostro blocco 14a. Quando dico “nostro blocco,” intendo quella di Padre Massimiliano, Franciszek Gajowniczek, altri e me stesso. Fu un messaggio terrificante. Tutti gli altri prigionieri furono rilasciati ed autorizzati ad andare nei loro blocchi. Ci annunciarono la punizione: stare sull’attenti senza copricapo, giorno e notte, senza mangiare. Di notte faceva molto freddo. Quando le SS si davano il cambio, noi ci raggruppavamo come delle api in modo che quelli che stavano fuori riscaldavano quelli che erano nel mezzo e così via.
Molti anziani non potettero sopportare di stare in piedi giorno e notte al freddo. Speravamo che almeno un poco di sole ci riscaldasse.
Al mattino, l’ufficiale tedesco gridò : ” poiché un prigioniero è fuggito e che nessuno lo ha impedito, dieci di voi moriranno di fame affinché gli altri si ricordino che anche i più piccoli tentativi di fuga non saranno tollerati “. La selezione ebbe inizio.

– Cosa succede a un uomo quando sa che questo potrebbe essere l’ultimo momento della sua vita? Quali sentimenti accompagnavano i prigionieri mentre udivano la sentenza che li condannava a morte?
Preferirei risparmiarmi il ricordo di quel terribile momento. Però racconterò brevemente come avveniva questa selezione. Il gruppo intero si spostò in prima linea. Di fronte, a due passi di noi, un capitano tedesco stava ritto in piedi. Vi guardava negli occhi come un avvoltoio. Misurava ciascuno di noi e alzava poi la mano dicendo: “Du! “, il che significa” Te “. Questo “Du” significava la morte per fame; ed il capitano continuava così facendo. Allora le SS estraevano dalla fila il povero prigioniero, notavano il suo numero e lo lasciavano a disparte sotto sorveglianza.
“Du!” risuonava come un martello che colpiva un cassettone vuoto. Tutti avevano paura ogni volta che il dito si muoveva. La colonna sorvegliata si spostò di qualche passo avanti, così che lo spazio esistente tra le file potesse essere controllato e per formare delle corsie di tre o quattro metri di larghezza. Di seguito, la SS camminava nel corridoio e diceva di nuovo: “Du! du “. I nostri cuori erano in tempesta. Con questo rumore nelle nostre teste, il sangue saliva nelle tempie ed era pronto a schizzare fuori dal naso, dalle orecchie e dagli occhi. Fu drammatico.

– Come si comportò San Massimiliano durante questa selezione?
Padre Massimiliano ed io eravamo in settima fila. Egli stava alla mia sinistra, e due o tre amici ci separavano da lui. Quando le file davanti a noi diminuirono, una paura sempre più grande ci prese. Devo dire che indipendentemente dalla determinazione o dalla paura di un uomo, nessuna filosofia gli è oramai utile. Beato colui che crede, colui che è in grado di contare su qualcuno, colui che può chiedere misericordia a qualcuno.
Pregai dunque la Madre di Dio. Devo dire sinceramente che non avevo mai pregato così prima né dopo con tanto zelo.
Anche se abbiamo potuto ancora sentire “Du!”, la preghiera che feci mi cambiò abbastanza per mantenermi calmo. Le persone credenti non erano molto spaventate. Erano pronte ad accettare il loro destino in pace, eroicamente. Fu meraviglioso. Le SS passarono accanto a me fissandomi ferocemente e vicino al Padre Massimiliano. La scelta si fermò su Franciszek Gajowniczek che si trovava alla fine della fila, ed era un sergente di 41 anni dell’esercito polacco. Quando il tedesco disse: “Du!” indicandolo col dito, il povero uomo esclamò: “Gesù! Maria! Mia moglie, i miei figli!”.
Naturalmente, le SS non prestavano attenzione alle parole dei prigionieri accontentandosi di scrivere il loro numero.
Gajowniczek giurò dopo che se fosse morto nel bunker della fame, non avrebbe mai realizzato che un tale lamento, una tale supplica fosse uscita dalla sua bocca.

– Terminata la selezione, i prigionieri rimasti provavano sollievo che la grande paura fosse passata?
La selezione si concluse con la scelta di dieci carcerati. Fu il loro ultimo appello. Quanto a noi, pensavamo che l’incubo stesse finendo : avevamo mal di testa, fame e le nostre gambe erano gonfie. Improvvisamente, un’agitazione iniziò nella mia fila. Ci tenevamo a breve distanza l’uno dell’altro quando qualcuno si staccò dal gruppo. Era Padre Massimiliano.
Camminava lentamente, perché non si poteva fare grandi passi calzando zoccoli, si doveva infatti spingere indietro le dita dei piedi per evitare di perdere gli zoccoli. Si diresse direttamente al gruppo delle SS, che si trovava vicino alla prima fila. Tutti tremavano perché era la trasgressione di una delle regole più importanti, il che significava una brutale punizione. L’uscita della fila significava la morte. I nuovi prigionieri del campo, non sapendo nulla del divieto venivano picchiati fino al punto di non poter più lavorare. Ciò uguagliava il bunker della fame.
Eravamo certi che avrebbero ucciso padre Massimiliano prima che raggiungesse la fine. Ma qualcosa di straordinario successe che non fu mai visto nella storia dei settecento campi di concentramento del Terzo Reich. Non è mai accaduto che un prigioniero del campo possa lasciare la fila senza essere punito. Fu così impensabile per le SS, che rimassero a bocca aperta. Si guardarono l’un l’altro senza capire cosa stava succedendo.

– Cosa successe lì, allora?
Padre Massimiliano camminava con i suoi zoccoli, vestito colla divisa a strisce di prigioniero e con la sua ciotola al lato. Non andava come un mendicante, né come un eroe. Camminava come un uomo consapevole della sua grande missione. Stette calmo di fronte agli ufficiali. Il comandante del campo finalmente riprese i sensi. Furioso, chiese al suo assistente “Was will dieses Polnische Schwein?” (“Cosa vuole questo maiale polacco?”). Cominciarono a cercare il traduttore, ma si avverò che si poteva farne a meno. Padre Massimiliano rispose con calma: “Ich will sterben für ihn” (“Voglio morire al suo posto”), mostrando colla mano Gajowniczek che stava accanto.
I Tedeschi rimasero senza parola e a bocca aperta. Per loro, i rappresentanti del l’empietà del mondo, era incomprensibile che qualcuno volesse morire per un altro uomo. Guardarono Padre Massimiliano con aria interrogativa: “E’ pazzo? forse non abbiamo capito quello che ha detto? “.
Arrivò la seconda domanda: “Wer bist du?” (“Chi sei?”). Padre Massimiliano rispose: “Ich bin ein Polnischer Katolischer Priester” (“Sono un prete cattolico polacco”). Il prigioniero ha confessato che era polacco, che proveniva dalla nazione che odiavano . Inoltre, ha ammesso che era un sacerdote. Per le SS, il prete era un richiamo alla coscienza.
E’ interessante notare che, in questo dialogo, padre Massimiliano non usò una volta sola la parola “per favore”. Parlando come egli fece, rompeva ai Tedeschi il potere di decidere della vita e della morte che avevano usurpato; e li costringeva a parlare diversamente. Egli si comportò come un diplomatico esperto. Solo che invece di un frac, una sciarpa o decorazioni, si presentava in abito a righe da carcerato, con una ciotola e degli zoccoli. Un silenzio di morte regnava e ogni secondo sembrava durare secoli.
Infine, è successo qualcosa che né i Tedeschi né i prigionieri hanno realizzato fino ad oggi. Il Capitano delle SS si rivolse a Padre Massimiliano usando il “Sie” ( “Voi”) di cortesia chiedendogli: “Warum wollen Sie für ihn sterben? ” (” Perché volete morire al suo posto? “).
In quel modo crollavano tutte le norme stabilite dalle SS. Un attimo prima l’aveva chiamato il “maiale polacco” ed ora si rivolgeva a lui dandogli del “Voi”. Le SS e gli ufficiali ordinari che gli stavano vicino non furono sicuri di aver sentito bene. Fu l’unica volta nella storia dei campi di concentramento che un alto ufficiale, autore di omicidi di migliaia di persone, si rivolgesse ad un prigioniero in tale modo.
Padre Massimiliano rispose: “Er hat eine Frau und Kinder” ( “Ha moglie e figli”), qual è il riassunto di tutto il catechismo. Mostrava così a tutti ciò che significavano la paternità e la famiglia. Nonostante che avesse ottenuto due dottorati a Roma “summa cum laude” (il punteggio più alto possibile), e che fosse redattore, missionario, docente in due università di Cracovia e Nagasaki, egli pensava che la sua vita valesse meno di un padre di famiglia! Che grande lezione di catechismo!

Come reagì l’ufficiale alle parole di padre Massimiliano?
Tutti aspettavano di vedere cosa sarebbe successo. La SS si stimava padrone della vita e della morte. Poteva dare l’ordine di batterlo violentemente per aver infranto la regola fin qui rigorosamente osservata. E più grave ancora, come un detenuto abbia osato predicare la morale! L’ufficiale poteva dunque condannare i due soggetti a morire di fame. Però dopo pochi secondi, la SS disse: “Gut” (“bene”). Era d’accordo con padre Massimiliano e ammetteva che aveva ragione. Questo significava che il bene aveva vinto il male, il male assoluto.
Non c’è male maggiore che di condannare un uomo a morire di fame per odio. Ma non c’è bene più grande che dare la sua vita per un altro uomo. Il bene assoluto vinse.
Vorrei sottolineare le risposte di padre Massimiliano. L’interrogarono tre volte, e tre volte rispose in modo conciso e breve, con quattro parole. Il numero quattro nella Bibbia significa tutto l’uomo simbolicamente.

– Quale importanza fu per voi e per gli altri prigionieri di essere stati i testimoni di tutto questo?
I Tedeschi rimandarono Gajowniczek indietro e padre Massimiliano prese il suo posto. I condannati dovevano ritirare gli zoccoli, non essendo più di alcuna utilità. La porta del bunker della fame veniva aperta solamente per ritirare i cadaveri. Padre Massimiliano entrò per ultimo con il suo compagno aiutandolo perfino a camminare. Fu come il suo funerale prima della morte. Di fronte al blocco, li dissero di togliere le loro divise e i prigionieri furono poi gettati in una cella di otto metri quadrati. I raggi del sole passavano attraverso le tre sbarre della finestra sulla terra fredda dura e umida, riflettendosi sulle pareti nere.
Un altro miracolo accadde lì. Padre Massimiliano, anche se respirava con un polmone solo, sopravvisse agli altri prigionieri. Rimase vivo nella camera della morte per 386 ore. Tutti i medici riconoscono che è incredibile. Dopo questa terribile agonia, il boia vestito in uniforme medico gli fece un’ iniezione mortale, ma fu inutile … Dovettero finirlo con una seconda iniezione. Morì alla vigilia dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, il suo Comandante supremo. Voleva infatti lavorare e morire per Maria Immacolata tutta la sua vita. Fu la sua più grande gioia.

In riferimento alla prima domanda, potrebbe per cortesia, sviluppare l’argomento? Quale significato ebbe per lei l’atteggiamento straordinario di Padre Massimiliano (essere stato esonerato dalla morte per fame)?
Il sacrificio di Padre Massimiliano ha ispirato molte opere. Ha rafforzato l’attività del gruppo di resistenza nel campo, l’organizzazione clandestina dei prigionieri e ha diviso il tempo tra “prima” e “dopo” il sacrificio di padre Massimiliano. Molti prigionieri sono sopravvissuti al campo, grazie all’esistenza di questa organizzazione. Alcuni di noi hanno ricevuto aiuto, due su cento. Sono uno di quei due. E Franciszek Gajowniczek non solamente fu salvo, ma è vissuto per 54 anni.
Il nostro santo compagno di prigione salvò prima di tutto la nostra umanità. Era un leader spirituale nel bunker della fame, ha sostenuto, guidato la preghiera, ha perdonato i peccati e ha orientato i morenti sulla retta via con il segno della croce. Ha rafforzato la fede e la speranza in noi che siamo sopravvissuti alla selezione. In mezzo a questo disastro, nel terrore e nel male, ha ridato la speranza.

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